LA VERITÀ SULLA QUESTIONE ASILI NIDO A NAPOLI

Nel 2011 a Napoli c’erano solo 37 nidi, oggi sono raddoppiati: 71 servizi pubblici tra nidi, micro nidi e sezioni Primavera e altri 6 in via di realizzazione. Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni è stato di aumentare i nidi comunali a gestione diretta che oggi sono 45 e attivarne altri a gestione indiretta, realizzati usando risorse europee e tutte le fonti di finanziamento.
Negli ultimi 10 anni, l’amministrazione ha lavorato per la categoria 0-6 anni puntando maggiormente sulla fascia dei più piccoli, sempre penalizzata al Sud, e mantenendo costanti e basse le tariffe rispetto agli standard nazionali così, se la media dei bambini che possono usufruire di servizi per la prima infanzia in Campania è inferiore al 3%, a Napoli siamo oltre l’8%, percentuale chiaramente ancora insufficiente.
Il criterio scelto dal Governo dal 2010 nella distribuzione dei fondi per gli asili e per altri servizi essenziali è stato quello della spesa storica, che distribuisce i finanziamenti ai Comuni considerando quanto le città già spendevano (o non spendevano) per quel servizio, e non basandosi sulle reali esigenze delle persone né sul numero di persone rresidenti.Abbiamo lottato in questi anni in sede Anci e non solo contro
questo parametro nello stanziamento dei fondi necessari a garantire i servizi per l’infanzia che paralizzava il processo di potenziamento. Paradossalmente, infatti, in base a tale criterio, nonostante la Campania sia la seconda regione in Italia per numero di bambini è quella con meno nidi in percentuale.
Insomma il gap educativo del Sud con questa norma ingiusta veniva perpetrato, non risolto.
Nonostante ciò abbiamo sfruttato appieno tutte le risorse straordinarie destinateci dai finanziamenti PAC, Patto per Napoli e POR e siamo riusciti a portare avanti i servizi.
Il problema rischia però di riproporsi se non si fanno scelte chiare a vantaggio delle Regioni più povere. La scelta di allocazione dei fondi del Pnrr, che dovrebbe risollevare le sorti dei Comuni in post pandemia, rischia che si ripropongano esattamente le stesse discriminazioni territoriali tra nord e sud del Paese come è accaduto con l’ultimo bando di finanziamento (700 milioni)
promosso dal Ministero dell’Istruzione che ha deciso di premiare, attribuendo in graduatoria 10 punti a fronte dei 3 di base, i Comuni che potessero co-finanziare i progetti.
Anche su questo abbiamo evidenziato la contraddizione: ancora una volta, si finisce per dare più soldi a chi ha già di più.
Napoli si è già mobilitata quest’anno insieme a 500 sindaci del Sud per chiedere un ‘Recovery Sud’, perché troviamo ingiusto che al Sud, che sconta una più che secolare disuguaglianza rispetto al nord, vengano allocati solo il 40% dei fondi del Pnrr e non il 60%.
Per Napoli e per il Sud serve un grande lavoro comune tra Enti Locali e Parlamento. Noi ci sentiamo responsabili per i cittadini meridionali che meritano di più, siamo certi che anche a Roma condividano lo stesso sentimento.