Una città sostenibile

I prossimi anni saranno gli anni della sfida più importante che siamo mai stati chiamati ad affrontare: garantire alle generazioni future la possibilità di continuare ad abitare il nostro pianeta. Dobbiamo mettere al centro dell’azione amministrativa azioni forti che riducono gli inquinamenti dell’aria, della terra e dell’acqua e che contribuiscono fortemente a determinare i cambiamenti climatici. In particolare dobbiamo favorire una vera transizione energetica contrastando la permanenza o lo sviluppo degli impianti basati sui fossili a partire da quelli sul gas naturale. In tal senso forte deve essere il nostro impegno ad opporci alla realizzazione di un deposito di GNL a San Giovanni a Teduccio e nel puntare ad una chiusura seppur graduale della darsena Petroli e dei depositi/gasdotti di carburanti a Napoli Est.

Non di meno è nostra intenzione intervenire con forza per realizzare finalmente tutti gli interventi di bonifica e di risanamento ambientale che si rendono necessari ed ineludibili a Bagnoli.

Dobbiamo costruire una forte rete di trasporto pubblico con il prolungamento delle linee della metropolitana, il rinnovamento del parco bus, tram e treni, e garantire tempi di attesa più brevi. Pianificare aree di sosta pubblica per i residenti e offrire un’alternativa alla strada e ai cortili per il parcheggio Valorizzare allo scopo il patrimonio comunale di cave e grotte soprattutto nel centro dove la situazione è più critica. Pensare anche a convenzioni con aree parcheggio di esercizi commerciali nei quartieri periferici, per usarle ad esempio per la sosta notturna, o convenzioni con i parcheggi privati per i residenti, sulla base dell’ISEE. Per contenere il numero di auto in circolazione e il conseguente aumento dell’inquinamento atmosferico, si punta ad incentivare l’Intermodalità, trasporto pubblico ed ultimo miglio con mezzi sostenibili (biciclette muscolari e/o a pedalata assistita, scooter elettrici, sia privati sia in sharing, ma anche monopattini elettrici). Dobbiamo incentivare l’acquisto di veicoli elettrici (auto, scooter, bici, monopattini); servizi di sharing di auto, bici e scooter; incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici. Le pedonalizzazioni e le ZTL insieme alle altre azioni sono state importanti iniziative e saranno implementate nel prossimo mandato.

Dobbiamo realizzare un grande piano di efficientemente energetico degli edifici pubblici, a partire dalla scuole che costituiscono una rete territoriale importante e che possono diventare in molti casi luoghi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, servendo energia pulita e a basso costo al quartiere attraverso la realizzazione di comunità energetiche.

Per una città resiliente e biocompatibile

I cittadini hanno diritto ad un’amministrazione impegnata a rigenerare l’ambiente e gli ecosistemi, tutelare le biodiversità, promuovere la resilienza ai cambiamenti climatici. Napoli è la città non solo dei “mille colori” ma anche dei mille ambienti, dei mille quartieri ognuno con la sua storia e la sua fisionomia. Bisogna tutelare i paesaggi urbani, culturali e agricoli e i grandi parchi territoriali; completare ed aggiornare alle nuove esigenze del cambiamento climatico il quadro dei regolamenti comunali  per le aree a rischio ambientale e antropico: recuperare gli insediamenti informali, abusivi e difformi e riconnetterli al contesto urbanistico, promuovere gli usi temporanei negli spazi pubblici per la necessaria sussidiarietà di vicinanza anche da parte dei piccoli operatori privati;  valorizzare le cave recuperandole alla loro vocazione di spazio verde rigenerato e fruibile; recuperare i grandi spazi ipogei e conformarli ad un uso produttivo per i cittadini e la comunità. Non è più tempo di pensare solo a recuperare i suoli dismessi (che già è un’operazione ciclopica in diverse aree della città): non basta più. Bisogna produrre nuovo suolo recuperando non solo i grandi vuoti urbani dei capannoni e delle industrie dismesse, ma si devono recuperare gli spazi interstiziali tra di essi realizzando alberazioni, terrazzamenti, camminamenti e progettando grandi aree verdi al fine di creare una massa critica di ossigeno necessaria all’abbattimento delle polveri anche ai fini della resilienza al riscaldamento globale. In questo senso, nei punti urbanisticamente nevralgici della città, da Agnano a Pianura e Soccavo così come nell’area Est la rigenerazione ambientale per noi è finalizzata a costituire direttrici con la creazione di un sistema di aree agricole tutelate da valorizzare e da integrare con il tessuto urbano a fini ambientali. Per tutto ciò è necessario tutelare i paesaggi urbani, culturali e agricoli e i grandi parchi territoriali e definire nuove aree di protezione del verde e rafforzare la tutela delle aree verdi di grandi dimensioni. Non si tratta solo di licenziare un regolamento di gestione del verde urbano ma di definire norme comunali per la tutela e la salvaguardia delle “produttività” ambientale delle aree verdi urbane e di quartiere e creare connessioni ecologiche lineari: tante piccole “gree belt” cioè tanti dimensionati corridoi verdi da mettere a disposizione soprattutto di bambini, anziani, percorsi riservati ai mezzi pubblici e capaci di incidere significativamente sullo stato delle polveri sottili e di contenimento dell’irradiazione solare al suolo. Anche per il centro storico, ingolfato e sovrappopolato, l’unica strada è questa: utilizzare i tetti con giardini pensili o comunque copertura verde, trasformare coraggiosamente le piazze (concepite quarant’anni fa come enormi colate di lava fredde d’inverno e bollenti d’estate) in giardini e spazi fruibili dagli anziani e dai bambini, per gli artisti di strada ed i mercatini amatoriali.

Valorizzare la biodiversità

Forse non tutti sanno che grazie ai nostri grandi bacini verdi, dagli Astroni al Bosco di Capodimonte, dai valloni di verde spontaneo tra Soccavo e il Vomero e da Capodimonte al centro della Città, dai Camaldoli alle zone agricole ad Est, Napoli per la sua posizione al margine delle zone climatiche africana ed europea, è una delle città più ricche di biodiversità d’Italia e del Mediterraneo. Abbiamo la fortuna di avere in città importantissime istituzioni di ricerca come la Stazione Dohrn, le nostre università, associazioni di ricercatori appassionati e scientificamente affidabili ed attivissime che fanno un lavoro tanto oscuro ai più quanto prezioso e apprezzato in ambito scientifico internazionale. Il Comune deve restituire loro la parola, farli dialogare con le istituzioni e con la città, utilizzare questo enorme giacimento scientifico e culturale per le scelte amministrative e di governo del territorio ed anche per individuare forme di sviluppo, di collegamento con le scuole e anche di turismo ecologico e scientifico che pure transita (prima del covid) per la città ma la città non lo intercetta perché non sa quello che ha.

Il mare, bene comune, che bagna Napoli: sport, servizi, arte, accessibilità per tutte e tutti

Benché siamo abituati a considerare storico il lungomare Caracciolo con la sua strada asfaltata e le sue scogliere, questo ha poco di storico considerando che è stato deciso soltanto tra il 1884-1904 da una affrettata legge per il risanamento che ha distrutto la realmente storica spiaggia di Chiaia che si estendeva da Mergellina a Castel dell’Ovo. Napoli fu così privata del suo litorale sabbioso.

Il piano che poteva per l’epoca apparire moderno, che di fatto servì a favorire la speculazione edilizia, oggi alla luce delle splendide esperienze di spiagge in città di Barcellona o di Rio o addirittura di litorali sabbiosi realizzati in estate a ridosso di fiumi cittadini come la “Paris plage” a Parigi appare invece svilente dell’identità e dell’ambiente della città che ha almeno 6 mesi l’anno di clima adatto alla balneazione e a godere della vita all’aria aperta. 

Restituire a Napoli la sua spiaggia significherebbe al contempo recuperare lo storico profilo di costa e mettere al passo la nostra città con quelle europee nonché donare ai napoletani tutti (compresi bambini, anziani, disabili e persone che non hanno la possibilità di spostarsi dalla città per problemi economici o pratici) un litorale balneabile (come dimostrano le ultime analisi delle acque) molto più funzionale con una spiaggia (o delle piattaforme in legno) completamente libera e gratuita, inoltre, strutture all’aria aperta per fare sport, aree gioco per i bambini, bouvette con area ombra, bagni e docce pubbliche e raccolta differenziata dei rifiuti.  

L’area ciclabile e la valorizzazione e l’ampliamento della pista di pattinaggio nell’adiacente Villa Comunale farebbero da indissolubile contorno alla nuova area balneare. 

Riportare la Villa Comunale al suo antico splendore restituendole la sua funzione di giardino urbano e luogo d’arte, un polmone d’ossigeno per la nostra città, un luogo di gioco e di sereno ritrovo per i nostri anziani e per i bambini. Occorrerà garantire un presidio che assicuri la  sorveglianza a tutte le ore del giorno puntando all’eccellenza nella pulizia e nella costante manutenzione.

Bisogna riappropriarsi del mare, non solo come striscia turistica e balneabile, ma soprattutto come elemento naturale. Dobbiamo rendere eco-compatibili i grandi assetti produttivi dell’area Est e connettere il sistema aeroportuale incrementando le linee ferrate e liberando la superficie  stradale dal traffico commerciale. Dobbiamo dotarci degli strumenti per le elettrificare con energie rinnovabili il porto turistico e commerciale della città, liberandola dalla fonte primaria di produzione di CO2 e polveri sottili. Vanno immediatamente bloccate le forti pressioni dei grandi gruppi privati, sostenute da altre forze politiche, di localizzare nella già martoriata area Est nuovi mega-depositi di gas e di altre sostanze fossili quando abbiamo vivo e sanguinante il problema della bonifica e della restituzione ai cittadini dell’area del petrolchimico e dei mega-depositi petroliferi delle multinazionali. Ai cittadini dell’area Est non serve nuovo inquinamento e nuove povertà (non un euro di ricchezza prodotta da questi giganti ricade sul territorio: profitti senza indotto territoriale): servono servizi, lavoro, verde, aria pulita. Così come per l’area Ovest della città di Bagnoli-Coroglio. Qui dobbiamo superare definitivamente la stagione delle politiche top-down iniziata dal Governo Renzi che ha imposto all’area un Commissario Straordinario. Dobbiamo invece mettere al centro il protagonismo e la partecipazione dei cittadini ai meccanismi di governo del territorio.

Una città che mette il lavoro al primo posto.

Il Comune deve fare tutto il possibile affinché le abitanti e gli abitanti di Napoli, in particolare giovani, possano aspirare ad un lavoro dignitoso, regolare e stabile nella propria città.

Dobbiamo aumentare gli sforzi per applicare la delibera di consiglio n° 100 del 2018 non concedendo l’occupazione di suolo pubblico a chi non assume regolarmente i lavoratori, estendendo l’applicazione di questo principio ad altri comparti del lavoro. Nel contempo dobbiamo rivendicare presso l’Ente Regionale di poter eseguire tramite la Polizia Municipale i controlli e applicare le sanzioni sul lavoro nero.

Dobbiamo valorizzare al meglio le risorse di Napoli: l’arte, la cultura e il sapere. I mestieri tradizionali e il mangiar bene, non solo caratterizzano l’identità culturale della città ma sono, se adeguatamente sostenuti, strumenti di crescita e di sviluppo per la città.  

Le eccellenze che nel mondo dell’arte Napoli esprime come nel cinema, nella musica, nel teatro, insieme alla qualità produttiva nel mondo dell’artigianato, dal tessile, all’arte orefice a quella presepiale sono i nostri motori dello sviluppo.

Vogliamo costruire condizioni favorevoli per far crescere queste attività, attraverso il sostegno a percorsi individuali di formazione e crescita insieme ad adeguate misure di sostegno alla creazione di impresa, da concordare con gli altri livelli istituzionali. 

Dobbiamo proseguire il rapporto proficuo con le università e i centri di ricerca per facilitare la creazione di imprese innovative e offrire loro spazi e strumenti per l’incubazione e lo sviluppo.

A questo scopo va valorizzato e promosso un hub dell’artigianato nell’area della restaurata piazza Mercato, riutilizzando l’ex convento di Sant’Eligio di cui una parte dobbiamo impegnarla su un progetto di promozione dell’attività artigiane condiviso con le realtà storiche del luogo. Dobbiamo costruire un piano di promozione per rilanciare fiere ed eventi in aree meno frequentate, come la Spiaggia di San Giovanni a Teduccio, il Centro Direzionale o la già citata Piazza Mercato: fiera del libro, dell’artigianato, dell’antiquariato secondo una programmazione e divisione annuale così da richiamare i turisti anche in bassa stagione.

Dobbiamo ripensare l’utilizzo dei tanti edifici in disuso che caratterizzano il nostro tratto costiero: dal Mercato Ittico, all’edificio dei Magazzini Generali e Silos che devono diventare motori di economia e sviluppo per la città, diventando luoghi d’arte, di cultura, di musica e di performance. Il Molo San Vincenzo nel corso degli ultimi 5 anni è stato oggetto di grandi attenzioni ma ancora non è stato restituito ai napoletani. Intendo impegnarmi con tutte le forze affinché i progetti approvati trovino in tempi strettissimi la loro concreta realizzazione per restituire un luogo troppo a lungo sottratto alla vita della città a tutti i napoletani.

Un’altra grande occasione che la città deve cogliere è il riutilizzo Palazzo Fuga, per ospitare attività culturali e sociali come la cittadella dei giovani con aree studio, spazi co-working per giovani professionisti, accogliere la grande biblioteca dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici, mentre le aree esterne devono ospitare attività sportive e spettacoli teatrali e musicali all’aperto. Qui potrebbe nascere un festival del teatro indipendente che dia spazio alle produzioni indipendenti e dei piccoli teatri e alle compagnie che non hanno uno spazio.  

Dobbiamo ripensare l’intero patrimonio pubblico non solo in chiave di valorizzazione dello stesso e per la fruizione di attività sociali e culturali, ma anche in chiave di occupazione e sviluppo della città e di economia circolare.

Una città che guarda al futuro

Napoli è la città più giovane d’Italia. 

La media dell’età della popolazione è la più bassa tra le grandi città. Spesso però i giovani sono costretti ad abbandonare la città per formarsi, lavorare e più in generale realizzare i propri progetti di vita. I prossimi anni devono essere caratterizzati con forza da una nuova centralità delle nuove generazioni, offrendo loro possibilità di formazione e occupazione in grado anche di attrarre nuovi flussi dall’intera regione meridionale compreso riaprire i concorsi della macchina pubblica comunale. Questo non vuol dire trascurare gli altri, ma fare un patto tra generazioni con l’obiettivo di costruire benessere per tutti, giovani e meno giovani. Questo vuol dire essere al fianco delle scuole, presidio  di legalità e cittadinanza, nella lotta alla dispersione scolastica, che è generata dalla povertà educativa e che genera dispersione di intelligenze ;  rendere le scuole non solo sempre più sicure, in continuità con il lavoro svolto, ma anche  più belle e attrattive, restituendo loro la centralità nella rigenerazione urbanistica e culturale , per costruire con tutte le donne e gli uomini impegnati nel mondo della scuola e della formazione patti di comunità solidi e democraticamente partecipati.

I prossimi anni saranno segnati dall’impiego delle risorse del Recovery Plan. Creare una cabina di regia interistituzionale per coordinare i diversi interventi sul territorio rendendo il Recovery Plan un piano necessario di Recovery sud e uno strumento di investimento dando priorità nelle scelte alle generazioni che avranno il dovere di fare, di fare bene e di restituire facendo nascere investimenti e processi economici virtuosi che e non semplicemente incrementare la spesa pubblica.

Il centro per le culture digitali, sostenere la formazione e la creazione in un contesto internazionale

Nel 2020 il settore ICT, che oggi vale il 4.8% dell’economia europea e incide per il 50% sulla produttività dell’Unione, dovrà fronteggiare una mancanza di oltre 750 mila risorse umane .

La pervasività del digitale e la diffusione di intelligenza artificiale e automazione stanno aumentando il gap fra richiesta e offerta di nuove professioni digitali.

Il gap attuale fra domanda e offerta di lavoro in Europa fa sì che già oggi 576 mila posti di lavoro (6,8% delle posizioni aperte) non siano occupati per mancanza di figure con le competenze digitali necessarie.  La necessità di competenze digitali sarà indispensabile per quasi tutti i posti di lavoro, anche quelli in cui l’ICT ha occupato un ruolo finora complementare. Posizioni di lavoro in settori come l’ingegneria, la contabilità, l’assistenza infermieristica, la medicina, l’arte, l’architettura, l’agricoltura, la cultura richiedono già oggi un qualche livello di competenze digitali. Il Comune di Napoli deve costruire le condizioni perché i giovani napoletani siano in grado di saper raccogliere queste sfide costruendo un Centro per la Cultura Digitale, un luogo riservato ai giovani Napoletani in cerca di occupazione dove poter incontrare altri giovani per apprendere, scambiare prassi, condividere informazioni sulla cultura digitale e sul lavoro; potenziare e allenare le competenze digitali lavorando a progetti concreti in chiave collaborativa anche attraverso workshop internazionali con lo scopo di rafforzare le conoscenza della lingua inglese; avere la disponibilità di spazi di coworking dove avviare un’attività lavorativo con la possibilità di avere assistenza fiscale, legale e amministrativa.

Il Centro per le Culture Digitali del Comune deve, in collaborazione con aziende del territorio, sviluppare dei piani di affiancamento e consentire ai giovani di testare le proprie competenze in un grande laboratorio dove fare esperienze, che possano valere come esperienza curriculare.